GINECOLOGO – OSTERICO SPECIALISTA DI FERTILITA – MD, MSC, MMSC, PHD

Che cos’è la scarsa risposta ovarica e come viene trattata?

  • Cos’è la scarsa risposta ovarica
  • Stimolazione ovarica in pazienti con scarsa risposta
  • Come viene identificata una donna come « Poor responder »
  • È possibile prevedere una scarsa risposta ovarica?
  • Bassa dinamica ovarica: come trattarla?

Cos’è la scarsa risposta ovarica?

Lo sviluppo e la maturazione di follicoli multipli sono di fondamentale importanza per il raggiungimento di una gravidanza IVF.

Tuttavia, una percentuale significativa di donne che si sottopongono a stimolazione ovarica nel contesto della riproduzione assistita rispondono scarsamente ai protocolli standard di stimolazione ovarica con una quantità significativamente ridotta di follicoli.

Queste donne vengono considerate « Poor responder » prsentando di solito un numero ridotto di ovociti, un basso tasso di fecondazione,una scarsa qualità embrionale e, quindi, un basso tasso di gravidanza.

Una scarsa risposta ovarica si verifica nel 9-24% delle donne sottoposte a stimolazione ovarica e richiede un particolare approccio terapeutico.

Stimolazione ovarica in pazienti con scarsa risposta


Fino a poco tempo fa non esisteva consenso sulla definizione di « Poor responder » con conseguenti notevoli difficoltà nel valutare l’efficacia dei vari metodi di trattamento della scarsa risposta ovarica sulla base dei pertinenti studi pubblicati.

Sono stati utilizzati vari criteri per definire la “scarsa risposta ovarica”, tra cui i più importanti sono il numero di follicoli sviluppati, il numero di ovociti prelevati e i livelli sierici di estradiolo della paziente in risposta alla stimolazione ovarica.
Inoltre le varie definizioni possono essere retrospettive o prospettiche a seconda che la scarsa risposta ovarica sia stata osservata nei cicli precedenti o se fosse attesa nei cicli successivi in ​​base alla scarsa riserva follicolare, all’età avanzata della donna, a precedenti interventi ovarici, ecc.

Quali sono i criteri per poter identificare una donna che presenta una “scarsa risposta ovarica”?

Recentemente, nel tentativo di stabilire una definizione universalmente accettata di “scarsa risposta ovarica”, è stato proposto che una donna presenta una “scarsa risposta ovarica” se sono presenti almeno due dei tre criteri:
a) età avanzata della donna (≥ 40 anni) o esistenza di un altro fattore di rischio per scarsa risposta ovarica; 

b) precedente scarsa risposta ovarica (≤ 3 ovociti dopo protocollo di stimolazione ovarica convenzionale) 

c) riserva ovarica anomala (ormone follicolo-inibitore di Müller (AMH) 0,5-1,1 ng/ml).
Due episodi di scarsa risposta ovarica dopo la massima stimolazione ovarica sono considerati sufficienti per qualificare una paziente come “poor responder” in assenza di età avanzata o riserva ovarica anormale.

I fattori che causano una scarsa risposta ovarica includono l’età avanzata della donna, un precedente intervento chirurgico alle ovaie, aderenze nella zona pelvica e un aumento dell’indice di massa corporea. Ma la scarsa risposta ovarica può verificarsi anche in modo inaspettato, riflettendo un invecchiamento ovarico prematuro.

La prognosi della risposta ovarica di un ciclo di fecondazione in vitro contribuirebbe in modo significativo all’identificazione precoce dei “Poor responder” al fine di effettuare una valutazione appropriata adattando i protocolli di stimolazione.


È possibile prevedere una scarsa risposta ovarica? 

Di conseguenza, sorge la domanda se sia possibile prevedere la scarsa risposta ovarica. In quest’ottica sono stati proposti vari marcatori, come FSH, estradiolo (E2), inalantina B e AMH.

L’aumento delle concentrazioni di FSH nel sangue della paziente al secondo o terzo giorno del ciclo mestruale è stato associato a tassi di gravidanza ridotti, mentre livelli di FSH > 20 UI/L in almeno due cicli sono associati a una probabilità pari a zero di gravidanza.


Inoltre, è stato suggerito che l’AMH potrebbe essere un nuovo marcatore della risposta ovarica, poiché il suo valore basso, che si presenta prima di tutti gli altri marcatori dimostra un invecchiamento ovarico. 

Bassa dinamica ovarica: come trattarla?


Affrontare i pazienti con scarsa risposta rimane una sfida nel campo della riproduzione assistita. Le opzioni offerte ad una donna che ha una riserva ovarica ridotta cioè non risponde ai farmaci IVF sono:

  • Ciclo naturale con fecondazione in vitro che nonostante le sue difficoltà, è stato uno strumento eccellente nelle mani dell’esperto specialista della fecondazione in vitro.
  • Ringiovanimento ovarico (PRP PLATELET RICH PLASMA)  una nuova procedura sperimentale che aiuta la produzione naturale di ovociti nelle ovaie. È una valida alternativa alla donazione di ovociti. Offre speranza anche alle donne in età riproduttiva avanzata che dispongono di un numero ridotto di ovociti e solitamente di scarsa qualità.

Fondamentalmente, però, l’opzione con il tasso di gravidanza più elevato è la donazione di ovociti. Si tratta di una tecnica semplice dal punto di vista medico ma un processo complesso sia a livello emotivo che psicologico per la coppia che deciderà di fare questa scelta.

Naturalmente, prima di procedere con la scelta dell’ovodonazione, la coppia avra la possibilità di provare con i proprii ovociti.
Tuttavia, il messaggio che devo trasmettere come scienziato e come essere umano è semplice e risiede nel fatto che in nessun caso si può escludere il raggiungimento di una gravidanza, qualunque sia il quadro della funzione ovarica.
Per questo motivo, i pazienti che si sottopongono a un trattamento personalizzato di riproduzione assistita, conoscendo la ridotta presenza e funzionalità dei loro ovociti, dovrebbero essere sostenuti e incoraggiati nella loro decisione.